Ieri ho passato praticamente tutta la serata ad annotare concetti musicali ispirati dalle mie ultime ricerche su La Monte Young (di cui ho indirettamente parlato) e la sua estetica musica. Ho anche trovato in rete questo articolo monografico piuttosto esaustivo, che illustra piuttosto eloquentemente l’importanza di un compositore poco conosciuto in Italia, ma letteralmente irrinunciabile nella storia delle avanguardie statunitensi del secondo dopoguerra.

Improvvisare come in un raga indiano su schemi accordali prefissati. Mi piace immaginare uno spazio sonoro allestito “registicamente” su queste basi: ordine e improvvisazione, forma e libertà, in un campo sonoro che si allarga verso l’infinito.