Blogging: un Compendio Universale

Escludendo per un attimo gli illustri predecessori ai fosfori verdi della comunicazione testuale per via telematica, un fatto è certo: il blogging nasce poco dopo la diffusione di internet; precisamente, nella sua forma “popolare”, nel 1999, con lo storico Blogger di Pyra Labs. (Il leggendario Dave Winer ha guarda caso denominato 1999 una sua piattaforma di “old style blogging”, che peraltro io stesso utilizzo.)

La scrittura nel web (questa in fondo la perifrasi che meglio denota lo scrivere in un blog, contrazione di web-log, diario in rete) ha attraversato come ovvio molti stili. In sostanza, però, i grandi blogger si sono mossi sempre tra due estremi nell’uso dello strumento ipertestuale: il giornalismo anonimo, centrato su temi di interesse comune e sulla disinibizione nel trattarli attraverso la maschera di un nickname, e il giornalismo esistenziale, ossia la scrittura descrittiva della vita, delle esperienze e delle opinioni di un autore con nome e cognome, presentato senza filtri.

Non serve chissà che esperienza per capire quanto il blogging sia passato in secondo piano dopo lo sviluppo dei grandi social network, primo fra tutti, come ovvio, Facebook.

Personalmente, “bloggo” esattamente da quando esistono i blog, e non mi sono mai stancato di scrivere per il web attraverso questa forma seriale. Il mio blog di turno è migrato da piattaforma a piattaforma, scivolando tra nomi noti e meno noti, alcuni dei quali oggi non esistono più.

Sta di fatto che questa morfologia ipertestuale (oggi anche multimediale) dello scrivere mi piace ancora, e credo resti lontana anni luce dalla banalità del “dire la propria” in un comune e affollato social network.

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