Di fatto, quelli della mia generazione sono testimoni di un’epoca in cui la stratificazione editoriale aveva prodotto tali e tanti contenuti da poter essere accolti solo entro uno spaziotempo radicalmente diverso da quello attuale. Ho celebrato questa sensazione con una sorta di poesia dattiloscritta.
Qualche Appunto sugli Appunti Cartacei
The notebook is the place where you figure out what’s going on inside you or what’s rattling around. And then, the keyboard is the place that you go to tell people about it.
Austin Kleon
L’idea di un luogo fisico dove annotare le cose prima che prendano una forma in qualche misura “compiuta” è geniale, ma nel contempo estremamente scivolosa. Cerco di spiegarmi meglio dicendo che mi capita di cercare qualcosa nel mio passato, e di rivolgermi, in via totalmente congiunturale, a vecchi taccuini che mi restituiscono una risposta a volte addirittura illuminante. Tuttavia questo procedimento sembra essere troppo spesso una modalità casuale, ovvero non deliberata. La soluzione pratica passa necessariamente per il campo della comodità di annotare su carta degli schemi, che però siano dettati da un disegno che necessariamente deve prendere forma. Per così dire, un annotare schemi percepiti da subito come importanti, e dunque degni di essere estesi in un ragionamento più ampio e articolato.
Basil e Dintorni
Ho ripreso a guardare vecchi film degli anni che vanno dai Quaranta ai Settanta, sia esteri che italiani, grazie alla sempre aurea intercessione di Youtube. Ritrovo in queste produzioni una ritmica radicalmente diversa da quelle attuali, e un retrogusto che necessariamente riporta anche me indietro nel tempo.
Tra uno Sherlock Holmes d’annata (Basil Rathbone, ovvero quando un attore diventa icona letteraria) e un nostrano Mastroianni “di genere”, ricostruisco una sorta di vocabolario perduto, o semplicemente dimenticato nelle nebbie del tempo.
Di tutto questo farò qualcosa. Non so cosa, ma qualcosa…
Senzatitolo (poesia dattilo)
Lettere a Me
Ho realizzato un’idea: la scrittura a sé stessi. Francamente non credo di scrivere a qualcuno. Perché dovrei? Ma soprattutto, perché qui? Il web non è fatto di ascoltatori, di lettori, o di relazioni. Il web è arraffare tutto quello che, non si sa bene perché, viene prodotto gratuitamente da autori che a vario titolo se lo possono permettere, indipendentemente dalla qualità di ciò che scrivono.
Quindi no, non scrivo per chi mi legge. Scrivo perché a un certo punto mi leggo, e mi rileggo. Lo faccio soprattutto coi miei vecchi taccuini, che mi permettono di usufruire di informazioni che avevo dimenticato, e che mi sono ancora utili.