Società Creativa: Pure Questa Mancava

Ora, io mi considero una persona certamente propensa all’idea di cambiamento, di miglioramento, di progresso sociale, e non ho alcun problema a prendere seriamente in considerazione l’idea, che posso dire, di spesa pubblica, di investimenti sociali, di un reddito minimo, di tutele in qualche misura pubbliche dell’essere umano, nonché di soluzioni che possano anche passare attraverso idee sfidanti legati ad analoghe misure di welfare. I miei studi mi hanno insegnato una cosa: per decidere quale di due serie numeriche andrà più veloce dell’altra c’è solo un modo, e questo modo è fare i conti. Nessuna ideologia, nessun preconcetto, nessuna intuizione istintiva: solo fare i conti e vedere oggettivamente se — tornando a noi — la tal cosa si può fare o meno.

Però quando queste affermazioni cessano di essere legittimi campi di studio, e diventano slogan così ridicoli da rasentare (e superare) addirittura la “memetica” web più idiota, allora no, non penso si possa più parlare di politica, o di società, o tanto meno di intellettualismo o filantropia, ma di modalità ormai perfettamente in linea con quanto di più becero abbiamo conosciuto in questi ultimi anni: dalle teorie ufologiche al terrapiattismo, tanto per intenderci.

Sto parlando di questa nuova “cosa” che si chiama Società Creativa, sorta di indecifrabile proposta para-politica dalle simbologie vagamente massoniche, che punta a un rinnovamento “spirituale e morale” dell’umanita per molti versi del tutto condivisibile, anche se estremamente banale e già promosso in decine e decine di costituzioni e dichiarazioni da almeno un secolo ad oggi, e per molti altri così assurdo da far pensare veramente a una burla in stile esperimento sociale all’americana.

Infatti, se i fantomatici otto principi della proposta risultano, almeno astrattamente, del tutto ragionevoli e appunto largamente condivisibili da chiunque non abbia a cuore lo sterminio del genere umano, è sul piano degli obiettivi concreti che la cosa induce l’attonito lettore a procedere prima con un vago sbigottimento, poi con divertita incredulità, e infine ad affidarsi al più vicino pacchetto di kleenex per asciugarsi le lacrime dal ridere.

Ma andiamo a scorrere alcune delle semplicissime misure avanzate dai nostri:

  • Un reddito incondizionato mensile pari a dollari diecimila.
  • Centomila dollari alla nascita del primo figlio, duecentomila alla nascita del secondo, trecentomila al terzo, e così via. Siete ancora lì?
  • Alloggio abitativo e confortevole per tutti, di almeno 60 metri quadrati. Cioè, ma con diecimila euro al mese, che diventano ventimila se ho una moglie, e centomila se niente niente faccio un figlio, che bisogno ho di farmi dare la casa dall’ATER? Vado a stare in affitto in una megavilla in centro!
  • Lavorare quattro ore al giorno, quattro giorni la settimana. Anche perché, giustamente, quando caspita posso avere il tempo di spendere diecimila euro al mese se lavoro troppo?
  • Stabilità economica garantita. What?
  • Uso illimitato e gratuito delle utenze, luce, acqua, gas… Infatti diecimila euro al mese non bastano, lo sanno tutti, no?
  • Cancellazione di tutti i debiti, mutui, ipoteche. D’altra parte, con tre figli e trecentomila euro a disposizione, chi mai comprerebbe casa in contanti!

Lascio a voi le relative considerazioni, perché, a furia di ridere, a me è passata pure la voglia di ridere.

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