Solo per Me di Filippo Albertin Bradbury insiste con la poesia. Io insisto nell'approfondire i testi di oscure band che sembrano avere in USA cinquant'anni di carriera (mi riferisco agli Sparks, e alla loro Sherlock Hokmes, che trovo stupenda e che ho pure tradotto). Bradbury scriveva a macchina nei sotterranei delle biblioteche, a 10 centesimi di dollaro per ogni mezz'ora. Io mi sono deciso di scrivere ai fosfori verdi, perché mi ricorda l'infanzia. Merlino mi salta sulla spalla per raggiungere miagolando il letto con un balzo ulteriore, uno dei tanti della sua collezione. Così come lui colleziona salti e capriole io colleziono impressioni, tentativi di memorie, ovvero prove di distillazione di un certo liquore che possa essermi utile dopo decenni di oblìo. Leggo Bradbury, mi immergo in quel poco di illuminante (e vi assicuro che è già tanto e forse troppo) che posso trarre dalla sua esistenza di scrittore. Ascolto una vecchia canzone degli Sparks che esattamente come per Twin Peaks all'epoca non avevo mai ascoltato, e già questa mi sembra antica, come la poesia che ora scrivo solo per me. Vicenza, 24 marzo 2024