In questa pagina elenco la mia collezione di penne stilografiche, citando espressamente il modello, l’inchiostro dedicato (combo tra modello specifico e colore, una sorta di ossessione di noi appassionati), il nome di fantasia — rigorosamente formato da una sola parola, in forma di neologismo — attribuito alla combinazione e le caratteristiche d’uso.
Glassmetrò
Si tratta di una Lamy Safari Vista — ossia una demo, completamente trasparente a parte gli elementi metallici — con pennino originale Lamy tarato come “fine”, caricata nello standard con inchiostro J. Herbin Metropolitain, che si attesta su un verde pieno, né troppo chiaro né troppo scuro, con una punta di blu. Il colore in questione rende omaggio alle strutture Art Nouveau della metropolitana di Parigi, che risultano appunto di un verde bluastro prodotto dall’effetto dell’ossidazione.
Il nome che ho dato a questa combo è evidentemente legato all’idea di trasparenza vetrosa che si unisce al verde retrò di cui sopra. Sommando il tutto è venuto fuori Glassmetrò.
La penna in questione mima ricordi ingegnerizzati in uno spaziotempo irreale, che unisce gli anni Ottanta (il design iconico della Lamy Safari è esattamente del 1980) a suggestioni estetiche che arrivano invece dal Diciannovesimo Secolo e dal Primo Novecento.
Uso questa penna in taccuini Rhodia e Clairfontaine, per scrivere pagine di diario e annotare idee multiformi.
Winterblue
Si tratta sempre di una Lamy Safari, completamente bianca e lucida, anche questa con pennino originale Lamy di taglia “fine”, che viene caricata con inchiostro R&K Verdigris, una sorta di blu-verdastro molto scuro, intenso e saturo.
Il nome di questa combo è legato all’idea della neve invernale e del colore dell’inchiostro.
Essendo una penna dal tratto estremamente scuro, la uso praticamente per qualsiasi cosa che abbia la necessità di mettere insieme delle parole “quasi-nero su bianco”, al fine di massimizzare la leggibilità.
Blacktwin 1 e 2
Sono due penne totalmente identiche, nere con finiture argento, appartenenti al modello Jinhao X159, equipaggiate con pennini proprietari di taglia “fine” e caricate identicamente con inchiostro Pelikan Nero Brillante, forse l’inchiostro nero più comune e scolastico sul mercato europeo.
Il nome deriva dal banale fatto che sono nere, che scrivono in nero, e che sono assolutamente identiche, distinguibili solo da leggerissime differenze di scrittura dei rispettivi pennini (uguali sulla carta, ma appunto non identici a livello di sensazione).
Uso queste penne per lunghe sessioni di scrittura, alternandole. Il pennino è piuttosto fine, e non scorrevolissimo, ma comunque piacevole.
Winemperor I
La penna è una Hongdian 1866 in ebano e metallo brunito, ossia a fusto nero in legno con finiture metalliche altrettanto scure, pennino compreso di taglia “fine” (tipologia orientale, quindi una finezza piuttosto reale e marcata). Essendo una penna scura con una linea asiatica che ricorda la nobiltà, ho deciso di utilizzare il termine “imperatore” associandolo alle libere associazioni legate al legno scuro e al metallo. Ho quindi scelto come inchiostro un J. Herbin Rouge Grenat, che mi ricorda un vino francese molto pregiato.
Mi piaceva l’idea di una penna nera che scrive lasciando una traccia sottile rossa, piuttosto scura e intensa. Il nome è appunto un neologismo che associa le due parole.
Uso questa penna per annotazioni molto particolari, oppure per sessioni di scrittura in luoghi come meeting e affini. Essendo sottile, scrive perfettamente ovunque.
Winemperor II
Stessa cosa dell primo, ma con una penna Hongdian modello Black Forest. Stesso inchiostro. Con un pennino che però si attesta sul “medium” (orientale).