Delle Investigazioni Occulte

Mi sono deciso ad acquistare, sia pure in formato Kindle, la prima trilogia di Dresden Files, che ho conosciuto attraverso la mediazione della serie televisiva omonima e che da tempo desideravo leggere anche nel loro originario formato letterario. Debbo dire che lo stile di Jim Butcher mi piace. Fonde urban fantasy e hard-boiled all’americana in modo fantastico, arguto, ironico, deliziosamente scorrevole.

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Il mio prossimo libro in cantiere per la lettura sarà certamente legato alle stesse atmosfere, ma in una dimensione più classica: parlo del John Silence di Algernon Blackwood. Ho infatti voglia di approfondire la tematica e le atmosfere associabili al topos letterario dell’investigatore dell’occulto, un argomento che evidentemente ha illustri predecessori, e si è dimostrato tra i più battuti nella produzione di genere da ormai due secoli a questa parte.

Ma questa, come hanno detto altrove, è un’altra storia…

Di Ritorno (Post di Raccordo)

a red and white train pulling into a train station

Appena tornati da Acquapendente. In treno è comodo, c’è poco da fare. Paradossalmente, ci si sente più liberi ad alternare rotaia e percorsi a piedi. Niente posteggi, niente assicurazioni, niente oneri.

Ho pensato di usare questi giorni per mettere a punto una dieta leggera, propedeutica a quella intermittente, che mi è stata caldamente consigliata. La dieta dei politici, dicono… Sarà pure così, vista la grande pubblicità in materia, ma a me ovviamente non frega nulla di questo aspetto. Ho bisogno di rimettermi in forma per ben altre ragioni.

Un post al giorno? Mi piacerebbe prenderla, ingranarla come ottima routine.

Una certa stanchezza. Luci, atmosfere, dettagli che mi comunicano qualcosa di alieno, o almeno straniante. Il relax di questi giorni è stato certamente estremo. Ma avevo oggettivamente nostalgia di Vicenza.

Primo Gennaio Autodivinatorio

Sono stato quasi tutte le vacanze natalizie chiuso in casa. Il cielo di Acquapendente ha avuto qualche sprazzo soleggiato, che abbiamo sfruttato per due aperitivi in piazza. Per il resto, pioggia e grigiume, come ora davanti alla finestra. Rami secchi, uccellini, e i suoni tipici della vegetazione carica di fredda umidità.

Il primo dell’anno è sempre, per tutti, per troppi, un richiamo a chissà quale cambiamento nella propria esistenza. Ebbene, io credo che la prospettiva sia troppo ampia. L’anno cambia, ma è ovvio che noi restiamo quelli che siamo, e che la nostra evoluzione può solo definirsi lungo la scia della tenacia giornaliera, per non dire ora per ora, minuto per minuto.

Tuttavia mi piace immaginare una nuova attenzione in grado di veicolare certi cambiamenti. Il passaggio annuale è in questo senso un’occasione stimolante, non ci sono dubbi.

Ho deciso, per esempio, di razionalizzare alcuni miei luoghi nel web, primo fra tutti Instagram, che a mio avviso dovrebbe servire a scopi più orientati e meno casuali e autoreferenziali. Interessante per esempio l’uso delle “storie”, che possono essere trasformate in immagini e utilizzate altrove.

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Utilizzo il mio Mastodon Vivaldi Social come luogo dove annotare pubblicamente quello che faccio in senso creativo. Nello specifico, queste carte colorate mi stimolano. Voglio inserirle qui, collezionarle, usarle…

Soliti Scarabocchi Ritrovati

Stamattina ho trovato un mio vecchio taccuino, imboscato nei meandri dello zaino che ho portato qui in vacanza assieme al mio Chromebook. (Ebbene sì, niente Vivaldi Browser. Di solito quando mi muovo vado di standardizzazione mainstream, anche perché la produttività personale in senso lato è messa da parte.)

Ci sono delle immagini veramente cool. Come questa, per esempio. Come vedete, amo utilizzare per questi ritagli la mia succursale di microblogging nel fediverso di Vivaldi Social, che vi invito a seguire e a usare.

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Nel medesimo taccuino ho anche trovato delle cose che mi ricordano la mia passione per il cinema di genere di quello che ho sempre chiamato “il cinquantennio pop”, dagli anni Cinquanta a poco dopo la fine degli anni Ottanta. Non saprei come inquadrarle, ma mi piacciono molto.

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Per non parlare di questo delirio discordiano, che mi suggerisce di continuare una certa lettura che ho messo momentaneamente nel cassetto: L’Occhio nella Piramide (1975). Ma questa è un’altra storia…

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Su Felini e Affini

Quello verso i felini è per me un amore di vecchia data, nato per ragioni misteriose durante l’infanzia, scomparso durante l’adolescenza e la prima giovinezza, e infine rinato grazie a mia moglie. I gatti che oggi mi accompagnano rappresentano quindi enigmi lontani, figli delle sensazioni di un bambino immerso nella provincia veneta degli anni Ottanta, e alimentano la volontà di riscoprire quei mondi anche nel caos offensivo e insopportabile del presente.

Se dicessi di non preferire un certo gatto rispetto a un altro direi una bugia. Per quel che mi riguarda, prediligo i gatti tigrati europei dalle tonalità argentee, stranamente snobbati dai più, forse per la loro elevata diffusione, oppure quelli uniformemente neri o grigi. Ma queste considerazioni su gusti personali ed estetiche lasciano il tempo che trovano, visto che l’amore per un gatto può nascere sia a prima vista, sia, nel tempo di una convivenza, per questioni legati a storie comuni e affinità. Insomma, siamo sempre al cospetto di un mistero.

Di mistero – e di sogni – parlava anche William Burroughs nel suo “The Cat Inside”, dove si autodefiniva Il Guardiano, custode di gatti e loro protettore. Una definizione interessante e cruciale, che condivido in pieno nonostante la mia ovvia distanza dal grande e discusso scrittore statunitense.

Condivido coi felini una proverbiale pigrizia, promossa certamente dal fastidio che provo di fronte alla dilagante idiozia di gran parte del genere umano. In altre parole, più la mediocrità degli uomini tocca il mio sguardo, più aspiro a trasformarmi definitivamente in un gatto.