Il Palazzo: Racconto

Nessuno sapeva chi avesse costruito il palazzo, né quando, né perché. La sua storia di vetro e cemento affondava con tutta probabilità in tonnellate di carte che giacevano in uno o più uffici del mondo di fuori. All’interno, il vuoto sovrastava abbondantemente la rada popolazione, e nessuno sembrava avere la più pallida idea di quale fosse la storia del suo vicino di stanza.

Negli androni, ogni tanto si svolgevano eventi carichi di improvvisi entusiasmi: concorsi pianistici, pranzi, riunioni, feste allietate da ghirlande di carta crespa colorata. Il caos che in un attimo si creava in una zona del palazzo veniva immediatamente neutralizzato dal silenzio che chiunque avrebbe potuto ascoltare fuggendo poco più in là, in uno snodarsi di cunicoli e nuovi vani del tutto deserti, estesi in ogni direzione. L’origine dell’acqua corrente e del costante tepore che trasudava naturalmente da ogni muro erano sconosciuti, o ignorati, anche perché ormai nessuno si sarebbe posto il problema di uscire per testare condizioni atmosferiche o logistiche alternative: il palazzo era ovunque, e il panorama grigio pallido che si poteva scrutare dalle gigantesche finestre di cui ogni cubicolo era dotato veniva ormai percepito, dopo mesi o anni di consuetudine, come una musica di sfondo, come quella che qualcuno avrebbe potuto ricordare, pur non ricordandone l’origine.

Tutti, infatti, o almeno tutti quelli che si potevano incontrare nel palazzo, erano consapevoli di un mondo che al di fuori annoverava aeroporti e sale d’attesa, scuole e ville private, monumenti e manufatti di un remoto passato la cui storia non aveva ormai alcun significato, ma era in qualche modo esistita tanto da risultare fissata almeno come scolorito archetipo nella mente di ciascuno. Eppure, nessuno arrivava a pensare che la possibile esistenza di tutte quelle cose, o solo di alcune, potesse avere un ruolo nella sua vita concreta.

Ogni divertimento e ogni riflessione, così come ogni tentativo di scovare qualcosa di nuovo e interessante, avvenivano nel palazzo: la scoperta di un vinile o di una partitura, di un computer definitivamente non funzionante, di una foto, di un quadro. Fatti e avventure si svolgevano e dissolvevano in attesa d’altro, come assorbite dal silenzio e dal buio che ogni sera accompagnava il sonno, in attesa di un nuovo giorno.

Per la Scrittura in Movimento (in Italia)

Esistono dei prodotti, essenzialmente statunitensi, che qui in Europa, ma soprattutto in Italia, arrivano molto a fatica e con maggiorazioni di prezzo oggettivamente esorbitanti e proibitive. Tra questi ci sono sicuramente i taccuini della Field Notes Brand, autentici oggetti di culto per gli amanti (come me) della scrittura analogica on the go.

Tempo fa, per averne qualcuno, mi sono rivolto al mercato britannico, che solitamente acquisisce prodotti dagli States rivendendoli a un prezzo onesto, con spese di spedizioni altrettanto ragionevoli. Nello specifico, li ho acquistati dalla Nero’s Notes, che debbo dire si è distinta per l’ottimo e cordiale servizio.

Nonostante questo, mi sono chiesto: quali possono essere le valide alternative che possano efficacemente sostituire l’esatta funzione di questi notes tascabili?

Dopo aver acquistato e testato veramente molti prodotti, sono giunto alle seguenti conclusioni, che vorrei condividere con tutti i miei lettori, specie con quelli, appunto, appassionati come me di questo genere di recensioni.

Il prodotto che in assoluto più si avvicina al classico field notes a righe tinta kraft, che vedete qui in foto, è certamente il seguente:

Taccuino slim A6 a righe grigio chiaro, della Muji

Il costo è di euro 2,75. Potrebbe sembrare elevato, ma non lo è, specialmente se consideriamo che tre taccuini Field Notes vengono in USA solitamente venduti a una decina o dozzina di dollari. La dimensione è la stessa, e la carta risulta di qualità eccelsa, anzi, addirittura superiore e fountain pen friendly.

A questo punto, visto che la stessa FNB produce una penna a sfera in qualche misura “standard”, e qualche tempo fa addirittura vendeva, per i più esigenti, la celeberrima fisher space pen, ovvero la penna degli astronauti che consente di scrivere in tutte le posizioni, mi sono anche chiesto quale possa essere “da noi” la penna migliora da abbinare al notes giapponese di cui sopra.

Anche in questo caso sono giunto ad una conclusione, che potete facilmente acquistare su Amazon a un prezzo veramente competitivo:

Tomboy AirPress Pen BC-AP65-B

Ce ne sono di tantissimi colori, tutti molto accattivanti e con un pizzico di estetica “tactical” che risulta perfettamente coerente con la funzione (la mia è trasparente). La penna è anche pressurizzata, esattamente come la sua ben più costosa sorella americana fisher space.

La penna in questione ha un meccanismo “click and go” veramente perfetto e comodo, che vi permette di scrivere al volo in ogni condizione possibile, anche dal basso verso l’alto, per la meccanica di pressurizzazione dell’inchiostro caratteristica del prodotto.

Goo Goo Monster Muck Mash

Di Wednesday, serie certamente ben fatta, anche se per i miei gusti un tantino troppo da psicodramma adolescenziale, mi resta più che altro la grande curiosità relativa alla band The Cramps, la cui Goo Goo Muck è stata utilizzata per la nota danza tormentone di Mercoledì.

A latere, mi ricorda ovviamente moltissimo la celebre festa di Halloween della prima stagione di Sabrina. Credo che le somiglianze musicali con Monster Mash siano evidenti.

Comunque, la curiosità di cui sopra mi ha spinto ad approfondire questa band “tra Settanta e (soprattutto) Ottanta (ma non solo)”, di cui mi sto ascoltando questo Psychedelic Jungle (1981). Lo chiamano psychobilly.

https://www.youtube.com/watch?v=7TR9_a3mc7c&t=321s

Un Artista da Esplorare

Trovo che questo artista sia veramente interessante. Nulla di eccezionale, ho sentito queste sonorità “da BBC anni Sessanta” in numerosi progetti discografici indipendenti. Ma le ritrovo qui sintetizzate con limpida umiltà.

(Peraltro, mi piacerebbe molto averlo in cassetta, acquistando uno di quei caratteristici apparati portatili che tanto mi ricordano gli anni Ottanta.)

Matt Evans, Soft Science | via Bandcamp

Yerba Mate Amanda

Una delle mie ultimissime abitudini in tema di tisane. Si tratta della più celebre bevanda latinoamericana, lo yerba mate, in questo caso prodotta da questo brand Amanda che ho acquistato su Amazon.

L’infusione per ora la implemento con semplici bustine. Per la più complessa preparazione tramite bombilla mi prenderò del tempo.

Un dettaglio romantico. Ho tratto questa nuova passione ricordando alcuni fotogrammi dell’illuminata serie televisiva Mozart in the Jungle.