Moto Perpetuo

Se dovessi descrivere quella che ritengo la caratteristica determinante dell’essere creativi (in generale, non solo per gli ambiti artistici o estetici), non avrei alcun dubbio: la continuità. Facciamo un esempio concreto. A parte fattispecie specifiche, essere “regolari” nello volgere una certa attività fisica non significa necessariamente andare in palestra ogni giorno. Già riuscire a farlo per una buona mezz’ora un giorno sì e uno no è un ottimo traguardo.

Austin Kleon ha molto creativamente enunciato questa regola in una sorta di tecnica chiamata chain smoking, ossia, letteralmente, la prassi di accendersi una sigaretta utilizzando il mozzicone di quella fumata prima. Un “metodo” evidentemente usato da parecchi artisti.

Questa idea di “essere sempre al lavoro su qualcosa” può sembrare utopistica, specie per chi non è creativo di mestiere, e dunque si guadagna la pagnotta facendo ben altro. In realtà vale il contrario: proprio chi fa dell’altro deve avere una tecnica agevole per mantenersi creativo anche in periodi di siccità.

L’idea di base è rappresentata, appunto, dalla continuità, dal tenersi sempre dentro un progetto, indipendentemente dalla fase nella quale si trova. Come illustra questo mio diagramma, un progetto non è certamente fatto di soli momenti di estasi creativa e ispirazione all’ennesima potenza. Anzi, al contrario, spesso e volentieri i progetti creativi sono fatti di perseveranza noiosa, mestiere, artigianato e tecnica.

Alcuni consigli concreti per coltivare il proprio moto perpetuo creativo:

  1. Distinguere nettamente il “quaderno delle ispirazioni crude” dalla realizzazione finale.
  2. Addestrarsi a tenere la penna in movimento senza censurare nulla.
  3. Annotare in un solo luogo le fonti di ispirazione, o in generale ciò che riteniamo avere a che fare con la nostra potenziale creatività.
  4. Considerare che non esiste solo la scrittura creativa, ma anche la lettura creativa e la fruizione creativa di qualsiasi cosa.
  5. Utilizza strumenti comodi. La stilografica è affascinante, ma potrebbe essere adatta solo a certi tipi di scrittura, e non ad annotare rapidamente idee e concetti.
  6. Ricordati che chi non legge non può scrivere, e chi non contempla opere d’arte non sarà mai un artista.
  7. Concentrati su cose esigue e alla portata.
  8. Permetti a te stesso di rubare da altri artisti.

Da notare che questi consigli sono gli stessi che io seguo per me stesso.

A Ciascuno la Sua Taos

Ho conosciuto il New Mexico attraverso la mediazione di Natalie Goldberg, che ne parla diffusamente credo in tutti i suoi libri, compreso il primo e più famoso: quello tradotto in Italia col titolo Scrivere Zen. Nello specifico, la Goldberg si sofferma sulla cittadina di Taos, che da quello che descrive (nonché dalle numerose immagini che sono riuscito a trovare) sembra essere il luogo perfetto per scrivere: silenziosi bistrot che servono gratuitamente il caffè lungo assieme alla consumazione, atmosfera rurale, vegetazione selvaggia, ampi spazi vuoti e accoglienti, atmosfera da realismo magico latinoamericano, e via discorrendo.

Ebbene, io credo che Taos sia una sorta di archetipo. Ciascuno di noi, rovistando tra le memorie, può trovare una propria Taos radicata nello spaziotempo del passato, quasi sempre infantile o adolescenziale.

brown house under blue sky

Diciamocelo chiaramente. Le nostre città italiane, anche solo per una loro conformazione strettamente topologica, oltre che culturale, non sono certamente accoglienti per chi vuole starsene da solo a riflettere e scrivere. Appaiono chiassose, cattive, sovrappopolate, piene di negozi inutili e dettagli deprimenti. Noi non abbiamo i grandi spazi degli USA, i chilometri e chilometri da sobbarcarsi per giungere a una città effettivamente lontana dalle grandi metropoli. Da noi la provincia “dormitorio” è invece vicina al centro, e con esso partecipa alla medesima corsa conflittuale e concorrenziale.

In questo senso, la Taos di Natalie Goldberg diventa appunto una sorta di utopia, o comunque di simbolo, di ideale da ritagliare anche nella quotidianità attraverso gesti, prassi, volontà, azioni caparbie per rivendicare quello che io amo considerare il diritto alla creatività.

Certo, tutti noi “adulti e vaccinati” sappiamo che ormai i diritti si possono solo comprare con moneta sonante, esattamente come potrebbe accadere, letteralmente, per un viaggio, ossia per una fuga altrove. Tuttavia la stessa creatività può fare molto.

La creatività necessita di creatività! Essere creativi significa necessariamente elaborare (creativamente) delle strategie per organizzarsi. Credo che nei prossimi post dedicherò energie per descrivere le mie strategie per essere creativo in un mondo che odia la creatività.

Qualche Annotazione di Scrittura

Uno dei miei tanti appunti dattiloscritti. Nello stile (forse) di Austin Kleon.

Si può viaggiare restando perfettamente fermi? La prassi è complessa, e forse utopistica. In generale, l’apprezzamento per gli scrittori e i poeti che creavano le loro opere “avendole vissute direttamente” è ragionevolmente condivisibile. Tuttavia, ci sono evidenti ostacoli all’avventura: il tempo, i soldi, i rapporti umani, i vincoli ai quali la contemporaneità ci assoggetta, e via discorrendo.

Sta di fatto che a volte scrivere è molto difficile, non tanto per la scrittura in sé, quanto per la sua collocabilità in uno spaziotempo idoneo, e la sola cosa che si può confezionare è un aforisma o una breve poesia. Meglio di niente? Certo, sono io il primo a dirlo. Si può essere orgogliosissimi di una poesia. Ma a mio avviso la questione è un’altra, ed è quella che credo di aver appreso dalla lezione di Natalie Goldberg.

La scrittura, come credo buona parte della lettura, è una prassi che deve insegnarci qualcosa, ovvero farci percorrere un certo sentiero verso la scoperta o riscoperta di un tesoro tra le fronde di una fitta foresta.

Qualche bizzarria di contorno…

Alla Finestra

Sono rimasto fermo, a origliare il respiro,
alla finestra;
in questo ritaglio mattutino, nel silenzio,
vedere solo il buio diventare pallida luminescenza.

Ho pensato che la sola tiny house è questa,
una stanza bianca e gialla, e una finestra;
lo scomodo divano sul quale riesco a stare
magicamente comodo, ad ascoltare.

Ho solo un'ora, forse due, per l'esercizio
di questa mia unica libertà.
Potrò riempire questo mio luogo?
Potrò decorarlo con i miei desideri?

Intanto attendo, e respiro questo nulla
come il più misterioso e gentile
dei significati.