Alienazione Letteraria (poesia)

Affollato il tempo che ti impedisce di scrivere,
ovvero che ti ingabbia nell'assenza di senso
e nell'obbligo di porselo come unico utopico desiderio.
Affollato e dunque a somma zero, spalla a spalla
la tua silenziosa rabbia.

L'odiosa copertina di un Feltrinelli attuale,
che propone pure il Sanguineti fino al 1981,
ossia, verbo pregevole, nato in pregevole Repubblica,
ebbene, pure questo conato culturale arriva a disgustarmi.
Letture rese aliene dall'alienazione.

Incontri Felini ad Acquapendente

Stamattina, di fronte alla casa dei genitori di mia moglie, ho avuto modo di incontrare nuovamente la gattina che avevo conosciuto alcun giorni fa. Ancora una volta, non ha disdegnato le mie coccole, questa volta erogate “in regime di stretching estremo” vista l’altezza del muretto di cinta.

Diario Sparso di una Domenica d’Agosto

Il caffè del mattino. Direi, che solo di quello, e di gatti accoccolati, si potrebbe esistere su questo pianeta.

Di libri, anche. Ma di quelli vecchi, rigorosamente cartacei, ossia pesanti, concreti, quelli che ancora sottendevano l’intelletto di chi li aveva scritti o accorpati.

Palmbeach si sposta (?)

Adoro Vivaldi Browser, adoro la sua comunità, ma per svariate ragioni Palmbeach “official” si sposta altrove. Nello specifico, il mio mastodon (altrettanto ufficiale) sarà diverso, e il mio blog ospitato da altra piattaforma. Tutti i contenuti del presente blog ovviamente rimangono intatti e qui presenti per tutte le letture che desiderate. Qui ho parlato di tante cose, dall’economia al cinema, dalle serie TV alla politica, quindi mi sembra doveroso mantenere questo archivio nella sua completezza.

Continuerò a scrivere qui? La risposta è affermativa, ma circostanziata. Ritengo che una community “browser-based” debba avere determinate caratteristiche, che probabilmente non posso rispettare nell’esprimermi a 360 gradi. Quindi, che posso dire? Utilizzerò questo luogo come sandbox.

Trovate me — sempre in forma di Palmbeach — su Noblogs. Buona lettura!

palmbeach.noblogs.org

Due Appunti su Web e Scrittura

Annotazioni dal mio taccuino. Si parla di Web e di forme di trasmissione del pensiero, tra editoria classica, modernità, conflittualità intrinseca dei generi, delle ritmiche e delle modalità.

Il problema della piazza virtuale è che, nei vent’anni del suo sviluppo, è stata data in pasto all’utenza generalizzata senza una minima previsione di ciò che sarebbe accaduto. Le premesse erano ovviamente positive e incoraggianti, e in parte è chiaro che a tutt’oggi il Web è e rimane uno strumento irrinunciabile. Ma l’amplificazione indiscriminata di qualsiasi voce in un bacino indifferenziato e privo di specializzazioni, per molti versi del tutto inconsapevole, ha creato non già un pluralismo utile, quanto piuttosto un affollamento tossico esteso lungo tutte le latitudini.

Se in una piazza reale tutti iniziano a urlare, chi intende farsi sentire sarà costretto ad alzare ancora di più la voce, aumentando il baccano e selezionando in modalità avversa altra gente ancora più a suo agio nell’alzare la voce.

Il risultato è evidentemente caotico, ovvero determina uno scenario affollato e a più velocità; un vero e proprio oceano percorso internamente da correnti anche molto diverse tra loro, che propongono idee e progetti il più delle volte contaminate da istanze truffaldine, o demenziali, o volgarmente autopromozionali (basti pensare all’ormai onnipresente fenomeno dei fuffaguru), che in definitiva ci vedono attori sempre più passivi al cospetto di una nuova forma di zapping televisivo: appunto, lo scrolling, come ovvio riferito alla netta sovrabbondanza dell’utenza mobile rispetto a quella desktop.

Mi sono permesso di elencare brutalmente quelle che a mio avviso sono le derive più evidenti che il Web contemporaneo rappresenta:

  • giornalismo spazzatura, orientato alla pura realizzazione di click su annunci pubblicitari;
  • in generale, contenuti finalizzati al puro ottenimento di traffico;
  • demenzialità autoreferenziale e altri fenomeni da baraccone;
  • microblogging con profili falsi per indirizzare traffico;
  • recensioni con profili falsi;
  • fake news;
  • complottismi, benaltrismi, antiscientismi, bastiancontrarismi, e altre amenità postpandemiche;
  • come scrivere un libro di successo in cinque minuti con la sola forza del pensiero;
  • come guadagnare diecimila euro al mese lavorando un minuto al giorno;
  • tutto quello che sai sul trading online è falso, segui questo mio corso e diventerai miliardario, costerebbe ventimila ma te lo faccio a venti euro;
  • altre opportunità straordinarie della serie puoi tutto se lo vuoi;
  • porcate di vario genere;
  • esplorazione amatoriale di mercati assolutamente saturi, o inesistenti;
  • piattaforme di monetizzazione invase da gente che non monetizza alcunché.

Le dinamiche valorialmente inflative del Web a mio avviso seguono una dinamica molto chiara, che è la seguente: da un lato c’è un operatore che intende chiedere denaro per erogare un certo servizio: dall’altro lato c’è un secondo operatore che, desideroso di farsi conoscere, sfrutta l’implicita domanda creata creata dal primo operatore per erogare gratuitamente il suo stesso servizio. In altre parole, o il Web è uno strumento per vendere più efficientemente prodotti e servizi che si vendono già nel mondo reale (Amazon docet), oppure è un mezzo che crea l’illusione di creare nuovi prodotti e servizi, che in realtà arricchiscono solo le grandi piattaforme attraverso la vendita di nostri dati personali a terzi.

Il fenomeno stesso della fruizione, oggi come oggi, è cambiato. Siamo in troppi a scrivere, dunque siamo in troppo pochi a leggere: è un’equazione molto banale e facilmente comprensibile — a proposito di isomorfismi monetari — anche da un punto di vista strettamente economico. I contenuti attuali, per esistere, devono essere l’esatto opposto di ciò che è stata la grande letteratura. In altre parole si continuerà certamente a ripubblicare in edizioni cartacee l’Odissea di Omero, così come 1984 di Orwell, ma difficilmente riusciremo a trovare ripubblicati testi usciti per la prima volta trenta o venti anni fa, se non entro dinamiche editoriali che sono l’eccezione e non la regola.